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Segnali di ripresa? Cosa fare per stimolarla e favorirla?

lunedì, 18 febbraio 2019 | autore: Daniele Baglione

L’argomento oggetto della rubrica di questo mese riguarda la presenza o meno di segnali di ripresa dal mondo industriale e, in presenza degli stessi, quali potrebbero essere le soluzioni per stimolarla e favorirla.

Partiamo da subito dicendo che senza lavoro e senza aziende qualunque territorio e qualunque Nazione sarebbero desertificati.

Non possiamo permetterci di pensare allo sviluppo di un Paese senza un sistema industriale e artigianale efficiente e strutturato.

Il territorio in cui viviamo è, da questo punto di vista, molto fortunato. Nel raggio di poche decine di chilometri abbiamo aziende che danno lavoro a migliaia di persone in settori diversificati e che, almeno finora, hanno saputo resistere all’economia globale non soccombendo alla stessa ma, al contrario, cogliendone le opportunità.

Molte delle nostre realtà industriali sono tra le prime al mondo settore in cui operano e esportano la maggior parte della loro produzione, riuscendo in tal modo a rispondere al profondo calo della domanda interna.

Naturalmente essere un’isola felice, rispetto a molti territori dove le aziende si vedono solo con il binocolo, non significa essere esenti da problematiche.

La profonda crisi che ha colpito l’economia italiana ed europea ha spaventato i potenziali investitori. Fare impresa significa anche credere nelle prospettive di sviluppo di un Paese e significa immaginare di costruire un percorso comune che porti imprenditore, lavoratori e territorio alla reciproca soddisfazione.

Quello che, ormai da tempo, invece si percepisce è la paura di investire in un Paese come il nostro. Tempistiche certe, burocrazia semplice e minimale, tassazione giusta queste sono le condizioni minime per attrarre investitori ma, ad oggi, sono un miraggio nel nostro Paese.

Chi vuole fare impresa oggi è un eroe, si dice. E’ vero. Ma di eroi in giro se ne troveranno sempre meno se non si capirà che Chi crea lavoro va coccolato e accompagnato nel percorso. Non è un pollo da spennare, ma un “cucciolo” da accarezzare e accompagnare tutta la vita. Questa è la condizione “sine qua non” per far ripartire il nostro Paese.

Servono stimoli? Si. Ma non servono incentivi una tantum, quelli sono importanti certo ma sono come lo zucchero per gli ammalati. I veri stimoli sono strutturali e riguardano il cambio del paradigma: fai impresa? Credi nella possibilità di creare sviluppo e lavoro? Benissimo: cosa posso fare io (Comune, Provincia, Regione, Stato, Europa) per te?

Come posso aiutarti per far si che, attraverso la tua idea, il nostro Mondo possa funzionare meglio? Se c’è impresa c’è vita.

Vogliamo favorire la ripresa? Eliminiamo i lacci e i lacciuoli dal nostro sistema ormai ingessato.

Torniamo ad essere un po’ più “rozzi”, dimentichiamo per un momento dove siamo arrivati e ricordiamoci da dove siamo partiti e come, nel massimo momento di sviluppo del nostro Paese, eravamo: avevamo fame, avevamo voglia di crescere, voglia di lavorare, voglia di aggredire il presente.

Se sapremo camminare insieme, saremo invincibili. Se, come spesso accade, ci divideremo pensando ognuno ai propri limitati interessi, verremo travolti da un sistema che non aspetta più gli ultimi, li mangia.

Insieme però, potremo essere i primi.

Abbiamo tutto per farlo: idee, storia, cultura, territorio. Sta a Noi dirigere questo sistema che si dice complesso ma che, in realtà, è piuttosto semplice: lavoriamo insieme e nessuno ci batterà! Uniti si Vince!



"Abbiamo fatto molto ma i sogni da realizzare per la nostra città sono ancora tanti"

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