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LE VACCHE DA MUNGERE SONO IN FATTORIA E NON SI CHIAMANO IMPRESE

sabato, 19 ottobre 2019 | autore: Daniele Baglione

L’impresa? Una vacca da mungere. L’imprenditore? Un pollo da spennare.

E’ questa, spesso, la sensazione che ha chi fa impresa in Italia.

Più che una sensazione, ahimè, è un dato di fatto.

Sono anni che si parla di riduzione del cuneo fiscale, “abbassiamo le tasse, creiamo lavoro, tagliamo la burocrazia”, sono alcuni dei mantra che il buon politico nostrano impara come si imparano a memoria le tabelline alle elementari.

Peccato che la matematica non sia un opinione e, quindi, le tabelline si applicano, mentre i concetti di riduzione, taglio, creazione.. beh,  forse non sono ben chiari, non solo a Chi fa politica ma anche ad alcuni funzionari siano essi statali, regionali, provinciali o comunali.

C’è una cattiva abitudine, tutta italiana: l’invidia sociale.

Se sei bravo, se lavori bene, se hai guadagnato due soldi con il tuo lavoro non sei considerato un esempio da seguire ma, spesso, vieni visto come un delinquente, un evasore, un poco di buono che è arrivato grazie ad amicizie, a sotterfugi, a escamotage.

Ancora oggi, nel 2020 ormai, non si è compreso che se vogliamo che il nostro Paese sopravviva bisogna creare lavoro, bisogna seguire esempi positivi e imitarli, bisogna porre le condizioni affinché si crei impresa e, dunque, valore. Diversamente, saremo condannati alla povertà.

Mi è stato chiesto come si possono agevolare gli imprenditori che intendono fare impresa.

La risposta è abbastanza banale: facciamoli lavorare.

Tempo fa ho scritto ad un’azienda toscana che, dopo 7 anni stava ancora aspettando il permesso per poter raddoppiare il proprio stabilimento. Avevano denunciato sui giornali la loro situazione, ormai schifati dal sistema.

Nella mia lettera gli avevo proposto di venire ad investire sul mio territorio, spiegandogli che, qui, chi vuole fare impresa non è solo il benvenuto, ma viene ricevuto con i tappeti rossi per terra.

Sette anni, vi rendete conto?

Chiunque sia stato all’estero ha visto che il Mondo attorno a noi non solo corre, ma vola. E noi cosa facciamo? Parliamo, discutiamo, litighiamo e, infine, quando ci siamo messi d’accordo, l’impresa è scappata e ha creato valore e lavoro da un’altra parte.

Questa è l’Italia, oggi.

Sapete chi sono gli eroi moderni? I cittadini onesti, quelli che credono nello sviluppo del nostro Paese e ci lavorano, sono inventori, ricercatori, sognatori, sono imprenditori.

Ma, qui noi li trattiamo a pesci in faccia e loro, giustamente, scappano, chiudono, si spaventano.

Con qualunque imprenditore voi parliate, oggi, vi dirà: “sono qui perché amo il mio Paese, se potessi però andrei via. Mantengo la mia famiglia e le famiglie dei miei dipendenti e, per loro, resisto, ma non so chi me lo fa fare”.

Il nostro compito, è dare speranza a queste persone e al nostro Paese.

Non serve convincerli che qui si può fare impresa, serve lasciargliela fare, mettendoli in condizioni di lavorare, solo questo chiedono.

Allora finiamola con le parole e passiamo ai fatti.

Servono infrastrutture: strade, ponti, autostrade, treni, connessioni.

Sapete che da noi stiamo attendendo una superstrada da 40 anni? Vi pare normale?

Serve il digitale: la fibra ottica, per non parlare del 5G, siamo indietro anni luce rispetto al resto dei paesi che si dicono industriali.

Serve ridurre le tasse non a parole ma con i fatti: vi pare normale che paghiamo il 60% di tasse in Italia tra imposte dirette e indirette?

E, poi, la burocrazia e chi la amministra, i funzionari.

Introduciamo tempi certi e penali per chi non li rispetta.

Non possiamo pensare di lasciare per anni senza risposte chi vuole investire sul nostro territorio perché scappa a gambe levate.

Cosa fare? Tutto, di tutto.

Iniziamo nel piccolo, sei un imprenditore? Vuoi investire sul mio territorio? Intanto: Grazie, cosa posso fare per te?

Questa è la risposta.

Certo, dovrai rispettare le leggi, i regolamenti, dovrai pagare le tasse ecc., ma io, il Sistema, cosa posso fare per te?

Accompagnare, facilitare, mettere nelle condizioni di velocizzare quanto più possibile le tempistiche. Essere flessibili. Avere buon senso. Questo è quello che l’imprenditore chiede quando si interfaccia con il sistema pubblico. Non chiede favori, chiede di essere accompagnato per poter realizzare il suo progetto che, ricordo, non è solamente il Suo progetto ma è il Nostro progetto.

Se l’impresa funziona crea lavoro, crea occupazione crea economia e l’economia, se gira (come si dice), crea benessere per tutti.

Noi a Gattinara facciamo così, non siamo i più bravi, ma se qualcuno qui vuole investire trova un Comune amico. Lavazza, ad esempio, qui ha investito negli ultimi 4 anni oltre 70 milioni di euro e ha trovato, qui, le condizioni ottimali per farlo, tanto da portare quello che chiama Modello Gattinara, da esempio.

Un’unica visione di intenti che crea valore sociale, questo è il futuro. Questo vuol dire investire nel nostro Paese, le parole stanno a zero, contano i fatti: facciamoli.

Uniti si Vince!



"Abbiamo fatto molto ma i sogni da realizzare per la nostra città sono ancora tanti"

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